Suolo e sottosuolo
Secondo la definizione data dalla Soil Conservation Society of America (1986), il suolo è un corpo naturale tridimensionale costituito da particelle minerali ed organiche che si forma dall'alterazione chimico-fisica delle rocce e dalla trasformazione biologica e biochimica dei residui organici. L'insieme di tali processi viene anche definito pedogenesi. Il sottosuolo è costituito da terreni e rocce poste al di sotto della "pellicola" che risente più direttamente dei processi di pedogenesi(1). Non sempre, tuttavia, è possibile individuare un limite netto fra suolo e sottosuolo.
La conoscenza del suolo e del sottosuolo, e delle loro caratteristiche strutturali e composizionali, riveste un'importanza fondamentale nell'individuazione e nel corretto sfruttamento delle georisorse (acqua, idrocarburi, etc.), nella previsione e prevenzione dei rischi naturali (sismico, idrogeologico) e dei rischi antropici (inquinamento delle falde, instabilità dei versanti, etc.).
La formazione e lo sviluppo di un suolo avviene in maniera tanto più rapida e incisiva quanto più spinte sono le condizioni climatiche (in particolare, temperatura e umidità) in cui si verificano i processi pedogenetici(2). All'interno del suolo, con l'avanzamento dei processi di alterazione, si vanno man mano differenziando strati distinti (orizzonti), che costituiscono il profilo caratteristico del suolo stesso. Tale profilo è fortemente influenzato dalle condizioni climatiche in cui il suolo si sviluppa, oltre che da fattori litologici (natura della roccia madre) e geomorfologici (es. acclività).
Figura 1 - Possibile evoluzione di un suolo con formazione dei diversi orizzonti. Orizzonte A: zona di eluviazione, ricca in materia organica. Orizzonte B: zona di illuviazione, ricca in argilla, idrossidi di Fe, CaCO3 e altri costituenti lisciviati dall'orizzonte superiore. Orizzonte C: roccia madre parzialmente destrutturata e decomposta.
Il risultato dei suddetti processi è una matrice complessa caratterizzata da:
- una fase solida, costituita da componenti inorganici (frammenti di rocce, minerali primari e secondari, costituenti amorfi) ed organici (residui vegetali ed animali più o meno decomposti, biomassa, sostanze umiche di neogenesi);
- una fase liquida, prevalentemente acqua, in cui sono contenute sostanze inorganiche ed organiche, o sono dispersi, in sospensione, colloidi di varia natura;
- una fase gassosa, di composizione analoga a quella atmosferica, con alcune differenze nelle proporzioni relative fra le diverse componenti.
I suoli possono avere composizioni chimiche e mineralogiche marcatamente differenti, che riflettono, in generale, la composizione delle rocce dalle quali si sono formati. Conseguentemente, le concentrazioni naturali degli elementi possono variare marcatamente da zona a zona. Il suolo può trasferire alla matrice vegetale sia gli elementi essenziali che quelli non essenziali, nonché le eventuali sostanze tossiche e/o cancerogene presenti al suo interno, purché esse siano dotate di una buona mobilità geochimica (biodisponibilità)(3).
Per un approfondimento dell'argomento "suolo", si rimanda a testi specifici di Pedologia e Geomorfologia (es. Cremaschi e Rodolfi, 1991(4); Panizza, 1988(5); Panizza, 1992(6)).
(1) APAT (2006). Manuale per le indagini ambientali nei siti contaminati. ISBN 88-448-0234-1.
(2) Accordi B., Palmieri L.P., Parotto M. (1993). Il globo terrestre e la sua evoluzione. Zanichelli.
(3) De Vivo B., Lima A., Siegel F.R. (2004). Geochimica Ambientale. Metalli potenzialmente tossici. Liguori Editore.
(4) Cremaschi M., Rodolfi G. (1991). Il suolo. La Nuova Italia Scientifica, Roma.
(5) Panizza M. (1988). Geomorfologia applicata. La Nuova Italia Scientifica, Roma.
(6) Panizza M. (1992). Geomorfologia. Pitagora Editrice, Bologna.